Terremoto Allerta Faglia Matese– Raccogliamo l’ appello di una lettrice che fortemente preoccupata per il fenomeno dell’ aumento delle scosse sismiche che si sta verificando un pò in tutt’ Italia, dopo l’ ultima esperienza del terremoto dell’ Irpinia dell’ 80 che segnò una tragica pagina della storia nella nostra Regione Campania, dopo quella recente del terremoto aquilano, e ultima ancora, quella del terremoto in Emilia, ha scritto al nostro portale per chiederci aiuto: “bisogna trovare assolutamente un modo per far installare i precursori sismici al radon sulla faglia del Matese. Quì saltiamo tutti in aria se si attiva la faglia!”. L’appello dunque che lanciamo a tutte le realtà scientifiche, alle Istituzioni ed in primis ai SINDACI della vastissima zona del Matese a confine tra le due regioni Campania e Molise che hanno a cuore l’ incolumità e la sorte delle intere comunità residenti, é questo: “ALLORA CHE FACCIAMO? CI MUOVIAMO o aspettiamo che la FAGLIA SI SVEGLI e ci seppellisca tutti?” Ricordiamo che quest’area geografica é a forte rischio sismico, ma non solo, anche a forte rischio di dissesto idrogeologico. Ci troviamo in mezzo tra due fuochi, che facciamo? Ce ne staremo fermi e quieti ad aspettare che il mostro si svegli? Oppure ci muoviamo per fare qualcosa? Ricordiamo che se la Faglia del Matese si dovesse svegliare sprofonderemo tutti… Con questo appello non vogliamo allarmare nessuno, ma chiediamo, ed é tutto un nostro diritto, di essere correttamente informati, di essere preparati ad affrontare l’emergenza e soprattutto chiediamo che vengano attivati questi benedetti “precursori sismici”, che , secondo la teoria del ricercatore sismologo “Giampaolo Giuliani“, che previde il terremoto aquilano, rappresentano delle vere e proprie sentinelle in grado di anticipare l’arrivo di un evento sismico(leggi quì art), un valido strumento quindi di sorveglianza e di monitoraggio sul territorio della Faglia dove il precursore viene installato, che consente alla popolazione, informata a sua volta e già preparata nel frattempo ad un piano di protezione civile, di mettersi al sicuro. L’invenzione del Giuliani ha trovato molte resistenze ed opposizioni nel mondo scientifico, ma nonostante c’é chi mostra scetticismo, da un altra parte c’é invece chi crede che questa teoria sia un valido strumento di aiuto. In particolare ci si riferisce a scienziati degli Stati Uniti, Russa, Taiwan, Giappone, Cina, Turchia, che appoggiano fortemente e hanno sposato questa teoria. Secondo questi scienziati infatti(leggi quì art) l’installazione di precursori sismici permettebbe di avere in anticipo informazioni utili e vantaggiose per la comunità. L’ istallazione di questi precursori sismici sulla Faglia del Matese dunque potrebbe preservarci da un probabile “disastro annunciato“. Allora che facciamo? Aspettiamo che il mostro si svegli? Di seguito intanto riportiamo la segnalazione della Sign.ra “Cristina S.” pervenuta al nostro portale e la lettera di appellio ai Sindaci del MATESE:
“Gentile redazione, Vi consiglio di approfondire questa situazione, perchè vista l’opposizione del mondo scientifico, per chissà quale scopo, dobbiamo trovare il modo di far installare i rilevatori radon in prossimità della “Faglia del Matese”. Qui saltiamo tutti in aria se si attiva questa faglia, dobbiamo essere pronti annche a costo di creare allarmismo, meglio allarmarsi da vivi che da morti. Scusatemi se mi sono rivolta a voi, ma io da sola con tutta la buona volontà non saprei come fare e a chi rivolgermi. Credo che un portale d’informazione debba servire anche a questo. A tale proposito, vorrei segnalarvi questo comunicato stampa dell’ Ingv( che si riporta dopo la lettera di Appello ai Sindaci del Matese) datato 12/03/10. Distinti Saluti. “Cristina S“.
APPELLO AI SINDACI del MATESE
Negli ultimi giorni, gli eventi sismici accaduti in Emilia, hanno portato alla ribalta, il problema della sicurezza del territorio. In un comunicato stampa dell’INGV, datato 12.3.2010, (che si riporta di seguito), viene ampiamente chiarita la validità sull’ utilizzo dei precursori sismici, nonostante, su altre testate giornalistiche, si legge di attacchi perpetrati nei confronti di “Giampaolo Giuliani“.
Gli ultimi episodi, però, stanno ad indicare la fondatezza delle sue ricerche, visti i comunicati pubblicati sul sito della Fondazione Giuliani, prima delle scosse in Emilia.
Considerato l’alto rischio che corre l’area del Matese, a causa della Faglia che la percorre per tutta la sua lunghezza (vedi i terremoti storici distruttivi), si fa appello, a tutti i sindaci dell’Area Matesina, in indirizzo, di voler prendere contatti con la “Fondazione Giuliani”, affinchè si possa installare un rilevatore di gas radon, favorendo così la ricerca che non può far altro che salvare vite umane ed inorgoglire ogni Amministratore.
“Meglio prevenire che curare” Info Fondazione Giuliani: http://www.fondazionegiuliani.it/
Il rilascio di gas radon prima di un sisma può diminuire o aumentare
12/03/10 Una scoperta firmata da studiosi dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell’Università Roma Tre (PaolaTuccimei, Silvio Mollo, Sergio Vinciguerra, Mauro Castelluccio, Michele Soligo) ha permesso di isolare i meccanismi fondamentali che determinano la diminuzione e l’aumento del rilascio del gas radon prima di un terremoto. Il lavoro in fase di pubblicazione su Geophysical Reaserch Letters (GRL) è stato finanziato dal progetto TRIGS (www.trigs.eu), sotto il sesto programma quadro della Commissione Europea e del “New and Emerging Science and Technology Pathfinder”. Il lavoro spiega che la diminuzione di gas radon può essere il precursore di processi di fratturazione e quindi anomalie negative di rilascio di gas dovrebbero essere considerate indicatrici di imminenti rotture.
A Sergio Vinciguerra, coautore della ricerca facciamo alcune domande:
Dalla vs ricerca risulta che la deformazione e la rottura di rocce durante un terremoto può portare sia alla diminuzione che all’aumento del radon. Ci può spiegare la dinamica di questi due fenomeni apparentemente contraddite?
A differenza di quanto comunemente si ritiene, particolarmente alla luce dei recenti dibattiti sul terremoto de L’Aquila, oltre che ad aumenti di emissione di radon prima di un evento sismico si è spesso osservate ad anomalie negative, cioè diminuzioni di emissione, in diversi contesti geologici.
E’ noto che le rocce hanno un contenuto molto variabile di porosità (cioè dei vuoti al loro interno). Quelle rocce, come basalti o graniti ad esempio, che contengono piccolissime quantità di vuoto sottoposte a un carico daranno luogo a rotture con aumento di emissione del radon. Ma in tantissimi casi, sia in aree vulcaniche (basti pensare ai tufi) che in zone di faglia (ad es. arenarie e conglomerati o molte rocce carbonatiche) le rocce contengono un alta percentuale di vuoti, spesso superiore anche al 30%. Queste rocce sottoposte a carico ‘imploderanno’ chiudendo inizialmente i vuoti disponibili, fino a che raggiunta una soglia di densificazione critica, si assisterà alla formazione di fratture. In termini di rilascio di gas, come il radon, questo si tradurrà inizialmente in una diminuzione di emissione (meno vuoti, meno spazi per i gas) e soltanto quando si formeranno fratture, che rappresentano nuove ‘vie’ per i gas, l’emissione di radon aumenterà rispetto al suo valore di fondo.
In conclusione sono stati isolati i meccanismi fisici nelle rocce responsabili della diminuzione e dell’aumento dell’emissione di radon osservati sul terreno prima di eventi sismici o vulcanici.
Come avete effettuato le prove di laboratorio che vi hanno portato a queste conclusioni?
Si è misurata l’emissione del radon con un radonometro dotato di un detector per particelle alfa, appartenente all’Università di Roma3.
I campioni sono stati deformati con una pressa uniassiale acquisita con il progetto europeo TRIGS e appartenente al laboratorio HP-HT dell’INGV di Roma 1, presso cui sono state effettuate anche le analisi al microscopio elettronico.
Sono stati studiati campioni di tufo rosso a scorie nere proveniente dall’apparato vulcanico di Vico (Lazio). Questa litologia presenta alta concentrazione di radon e una porosità iniziale del 47% (in termini pratici metà della roccia è costituita da vuoti). Si è quindi misurata l’emissione naturale di radon e il cambiamento dopo cicli di carico crescente. La struttura del campione collassa sotto carico riducendo l’emissione di radon, ma a una soglia critica di densificazione appaiono delle fratture che determinano una impennata nel rilascio dello stesso.
La vostra scoperta può essere utilizzata come un segnale premonitore di evento sismico?
La nostra scoperta ha permesso di isolare i meccanismi fondamentali che determinano la diminuzione e l’aumento dell’emissione di radon prima dei processi di rottura, che avvengono durante terremoti o eruzioni vulcaniche. Stiamo estendendo l’analisi ad altre litologie con diversi contenuti di vuoti per studiarne l’emissione di radon in funzione del carico applicato. Questo ci permetterà nei prossimi anni di sviluppare un modello per i cambiamenti di emissione di radon osservati e fornire un supporto quantitativo all’interpretazione delle anomalie di questo gas prima di eventi sismici e vulcanici. Colgo l’occasione per precisare che solo attraverso l’integrazione di studi sistematici, come questo, di un fitto monitoraggio del radon e degli altri segnali precursori e una conoscenza dettagliata del contesto geologico, che il nostro istituto ha sviluppato negli anni è possibile giungere al riconoscimento di segnali premonitori, con bassi margini di errore.
Il Professor Enzo Boschi, presidente dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sottolinea che il terremoto è una frattura delle rocce che costituiscono la crosta terrestre. Alla frattura si arriva in seguito ad un lungo processo di deformazione di quella che sarà la zona epicentrale. La deformazione provoca variazioni delle proprietà fisiche e chimiche delle rocce.
Queste variazioni sono chiamate fenomeni “precursori” perché talvolta precedono un terremoto. Il loro studio è fondamentale per capire come avviare il processo di deformazione. Tale processo è strettamente connesso alla dinamica interna molto energetica del nostro Pianeta. Quindi lo studio dei fenomeni precursori può farci capire come funziona la Terra. In questo senso il lavoro è un progresso fondamentale.
(art. di Sonia Topazio Fonte INGV)
Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”
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