Caserta- Oltre i ricorrenti luoghi comuni, degrado e stagnazione brulicante nei palazzi del potere della nostra città, talune rutilanti eccellenze locali note in tutta Europa e nel mondo, ad oggi, passano quasi inosservate. Il vino “Casavecchia”, ottenuto dai vigneti situati a ridosso del territorio nord-orientale del capoluogo, non è solo un giovane prodotto Doc, ma una realtà di mercato in piena evoluzione degna di nota. Oltre il 18% del vino prodotto tra Formicola e Pontelatone viene consumato e apprezzato nel resto del Bel Paese, mentre il 7% viene esportato in Europa e nel mondo. Molteplici autorevoli pubblicazioni enogastronomiche descrivono in maniera lodevole e lusinghiera il nettare di Bacco prodotto poco più a nord di Caserta, grazie ad una capillare rete distributiva che copre paesi come Lettonia, Germania, Svezia, Paesi Bassi, Svizzera e Norvegia. Si tratta di dati e cifre di tutto rispetto per un’area così piccola e circoscritta come quella del Casavecchia, i cui punti di forza oltrepassano la leggenda e il tipico colore lapislazzuli dei generosi grappoli. Il sapore morbido e corposo del Casavecchia, unitamente al colore granato e ai sentori floreali sono elogiati in tutta la regione Campania che da sola assorbe oltre il 21% della produzione locale. E’ un vero peccato che le istituzioni locali e l’Unione Europea non incentivino attraverso investimenti, manifestazioni e corsi di formazione universitaria l’esteso indotto economico che ruota intorno alla ricca e variegata enologia locale come si suole invece fare in Veneto, dove il vino sposa cultura, gusto e turismo. Valorizzare le risorse locali è l’unica via per riconciliarsi con una terra offesa come la nostra. (Articolo a cura del prof. Nando Silvestri)
Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”
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