torrefattricePiedimonte Matese(Ce)– Il fumo del caffè tostato che inquina, nella TERRA dei FUOCHI Uno spaccato del paese reale, i controlli dei preposti, assenti per i potenti o amici, puntigliosi e attenti per cittadini onesti.
Dopo la esperienza già vissuta, dei cumuli di spazzatura sparsi anche nelle nostre zone, sempre più spesso leggo anche dei mancati controlli da parte di chi doveva farlo, sull’  abusivo interramento delle più svariate schifezze in Terra di Lavoro, e quindi dell’ “inquinamento che si è creato . Con amarezza debbo constatare che lo stesso discorso di lassismo ed acquiescenza, invece non è valso per la emissione dei fumi del caffè tostato, ritenuto inquinante,per tale motivi per 25 anni, la nostra ditta ha dovuto subire continui controlli e dispendiose procedure burocratiche, come vi dimostro.. Mio padre Angelo,già in IMG_20141010_0005attivita di Osteria con Caffè dal 1934, come torrefazione dal 1948, ad ottobre 1966 (io già ero coadiuvante , fiscalmente inquadrato ) per poter continuare a trasformare il caffè crudo in cotto, si dovette adeguare alla legge anticontrabbando 26/5/1966 n.344, . Ciò, comportò tutta una disciplina da rispettare, perché il caffè, non essendo prodotto in Italia, doveva pagare la dogana allo sbarco . obbligo assolto dai nostri fornitori ed importatori, napoletani e triestini. Con un termine tecnico burocratico, si diceva che il caffè doveva essere NAZIONALIZZATO, fu ‘ creata quindi una disciplina ad hoc,sia per le Dogane che per i movimenti in ITALIA come per i carburanti.. Tra le varie incombenze ,ogni cinque anni , per rinnovare la licenza di attività rilasciata dalla Intendenza di Finanza provinciale, si doveva ripetere tutto l ‘iter burocratico, di documenti fiscali, sanitari, e normativi, pur conservando numero identificativo del primo rilascio . A metà degli anni ottanta, iniziarono invece nuovi problemi operativi, i verdi ,altri movimenti ambientalisti, iniziarono a parlare di inquinamento atmosferico dovuto anche alle emissioni in atmosfera dei fumi del caffè, il che fece nascere un nuovo concetto di salute pubblica, Prima mio padre, quindi io , e poi mia moglie, per poter continuare a lavorare come trasformatori di caffè crudo, dovemmo imparare a nostre spese il significato di nuove parole: relazione tecnica, lavoro discontinuo, qualità e quantità dei fumi emessi, emissione in atmosfera, singola o doppia, sezione di sbocco del fumo, temperatura di emissione, portata,velocità di emissione, prodotti volatili, refluo gassoso,aromi naturali, polveri, gas. Da tutti queste espressioni venne fuori, che la torrefazione del caffè fu’ considerata lavorazione insalubre non classificata, ai fini ambientali. Gli intenti i buoni e nobili,di salvaguardare la salute dell’ operatore, e quella dei cittadini che avrebbero aspirato il fumo di caffè emesso, trovarono una pronta e puntigliosa applicazione con decreti ad hoc, e controlli periodici. Già allora dovemmo constatare che vi era una evidente difformità di valutazione dei rischi, confrontando la normativa allora completamente assente IMG_20141010_0003per il fumo del tabacco,che interessava i i Monopoli di stato . Oggi ,inoltre le recenti vicende, collegate al fenomeno Terra dei Fuochi ci dimostrano che nel campo dei rifiuti urbani o industriali velenosi,il non controllo era prassi normale, grazie ala corruzione fatta dal DIO DENARO, e dalle connivenze politiche Vari impuniti criminali hanno fatto da padrone della situazione per diversi lustri, con danni irreversibili non solo del bene insostituibile della salute, ma anche economici non indifferenti. Quindi negli anni ottanta, le circa duecento torre fazioni della Campania, già supernote alle competenti Intendenze Di Finanza provinciali dal 1966, che ogni cinque anni venivano autorizzate ad operare( il nostro numero di licenza era 8/66/Ce ) furono censite per tali nuovi obblighi. Si innesco un meccanismo di scartoffie, ulteriori passaggi burocratici , nuove spese di perizie tecnico chimiche sulla natura e qualità dei fiumi emessi. Attestati, inutili , ripetitivi nei valori,  che hanno creato guadagno a chi le ha fatte, fastidi a chi doveva ottemperare agli obblighi, all’ epoca circa duemila torrefazioni in tutta Italia. Basta invece considerare, che il FUMO DEL CAFFE’, NON VARIA, COME LO SCARICO DEI MOTORI DIESEL, in relazione alla caratteristica tecnologica, o vetusta del motore adoperato. La materia prima adoperato, il Caffè crudo, essendo importato. è uguale in tutta Italia, non viene prodotto nel giardino di chi lo tosta ,quindi potrebbe avere caratteristiche chimiche, o di composizione diverse, ma è identico, per tutti pur se differente come varietà botanica. Varia invece solo la qualità botanica in relazione alla provenienza geografica, varia anche la quantità delle emissioni in atmosfera,in relazione a lavoro giornaliero, al combustibile usato per la tostatura ,che può essere metano, gas, legna da ardere, .Mentre per i primi due combustibili potrebbero esservi dei problemi di qualità dei fumi emessi, collegati sempre alla tecnologia della macchina , nel nostro caso, di laboratorio artigianale di circa 40 kilogrammi giornalieri ,ed adoperando normale legna da camino il problema non esisteva, perche’ era come un piccola stufa a legna casalinga Dal marzo 1983 il laboratorio artigianale di torrefazione, era stato trasferito,da Via Gaetani 71 dove era sorto nel 1948, in un fondo agricolo di proprietà,, non accessibile per la vendita al pubblico, sulla vecchia strada provinciale per Alife, in linea d ‘aria 500 metri del Cimitero di Piedimonte, senza alcuna abitazione nel raggio di 250 metri .; Praticamente non dava fastidio a nessuno , anzi l’odore del caffè, trasportato dal vento,spesso arrivava ad essere annusato nel Cimitero Comunale, quindi poteva far risvegliare, o innervosire i morti. Apposite bollette doganali della Brigata della Guardia di Finanza di Piedimonte, dal marzo 1983in poi, con le perizie giurate ufficiali, del laboratorio di San Marco Evangelista per l’ inquinamento, dimostrano che tale lavoro è durato dal 1983 al 2006 sempre nei locali suddetti Ciò nonostante,vi fu’ una prima richiesta,per continuare a lavorare alla Regione Campania, allora in via Santa Lucia a Napoli.,quindi una prima perizia sulla Natura dei Fumi Emessi,del 15/ 7/ 94. Nel frattempo i premurosi consiglieri regionali, per evitare di farmi arrivare fino a Napoli,nei rapporti spesso anche personal idi chiarimenti normativi ed operativi, per rendere piu’ facile il controllo di chi era preposto, avevano creato la sede provinciale competente del settore, nel palazzone di vetro di via Arena a San Benedetto a Caserta. Qui ho incontrato anche alcuni incolpevoli dipendenti regionali paesani, che mi hanno aiutato a volte tra le scartoffie, ora debbo constare che il controllo non era operativo per tutti i settori o utenti, morale nel nome della nuova efficienza, nuova pratica e perizia. Giustamente con un nuovo ufficio, avvicendamenti di assessori regionali dei vari partiti, amici da sistemare, aumentarono le spese di gestione. Non contenti della nuova Imposta Regionale Arti e Professioni, (ciclicamente si parla di toglierla, ma resiste, anche con RENZI), rimasta solo per i commercianti ed artigiani, abolita per i professionisti, si creo la nuova tassa regionale per l inquinamento prodotto.. La fertile mente dei burocrati, penso di partorire la imposta regionale di lire 150.000, valida per tre anni lavorativi, con la casuale inquini allora paga. Il concetto giusto da un punto di vista formale, successivamente, è stato applicato per le caldaie di riscaldamento casalinghe non è però stato esteso agli altri utenti, che hanno inquinato ,ma che ci hanno avvelenato l’ ambiente. Avendo ceduto nel 2003, la attività a mia moglie, ci eravamo dimenticati che la tiritera era diventata triennale,ma principalmente si doveva pagare la tassa triennale, PER POTER INQUINARE. Ecco la diffida del 07/03/2006,del dirigente del settore, con minaccia di revoca dell ‘autorizzazione. . Quindi, quarta perizia del 03/04/2006, per curiosità dei pazienti lettori che mi hanno seguito fin qui, fotocopio la conclusione del Perito Chimico . Avendo maturati i diritti pensionistici anche mia moglie , abbiamo evitato la quinta perizia cessando l’ attività il 30/06/ 2008. Tutto questo, mentre, altri cittadini italiani privilegiati da funzionari pubblici, amministratori pubblici, istituzioni dormienti,hanno fatto i porci comodi loro avvelenandoci Inoltre non avendo controllato,hanno fatto affibbiare un ulteriore etichetta diffamatoria, alla Campania Felixed ai prodotti di queste terre. Mi auguro solo che si sia fermato sul serio tale comportamento,e che almeno nel proprio intimo, quando la sera questi signori poggiano la testa sul cuscino abbiano qualche rimorso. (Articolo a cura del Sign. Alfonso Ricigliano – Piedimonte Matese)

Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”