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luca abete terra dei fuochiEcco dove sono ubicate le 51 aree “sospette” di contaminazione nella Terra dei Fuochi. La mappa, spiegano attivisti ed esperti, è destinata ad allargarsi perché ci sono altre zone avvelenate da anni di sversamenti abusivi di veleni. Ora il vero problema sono i tempi e le modalità di bonifica: riuscirà il governo Renzi ad avviare il risanamento di queste zone senza ulteriori indugi?

Il governo guidato da Matteo Renzi, pur rendendone noti i risultati, non ha ancora diffuso ufficialmente la relazione scientifica frutto del lavoro di Agenzie governative, Università, Enti scientifici, relazione che individua 51 siti contaminati (definiti «sospetti») nella cosiddetta “Terra dei Fuochi” tra Napoli e Caserta. Si tratta di 64 ettari di suolo agricolo «per i quali – si legge in una serie di slide informative fornite alla stampa durante la conferenza stampa di ieri – risulta necessario prioritariamente proporre misure di salvaguardia per garantire la sicurezza delle produzione agroalimentare». «Allo stato dei risultati attuali e delle informazioni complessivamente disponibili non esistono elementi per definire a rischio il 98 percento dei terreni sottoposti a mappatura nei 57 comuni identificati nella direttiva» dichiara Palazzo Chigi, nel tentativo di arginare l’allarmismo incontrollato che in quest’ultimo anno ha causato danni enormi all’economia di un territorio che si reggeva sulla produzione agricola e che oggi viene evitato come la peste dai grandi acquirenti di prodotti agroalimentari in Italia e all’estero.

La mappa interattiva dei 51 siti sospetti nella Terra dei fuochi

Tuttavia, una domanda è d’obbligo: ma quali sono questi 51 siti individuati? Fanpage.it ha avuto modo di accedere alla lista delle aree ritenute “sospette”, indicate con le coordinate geografiche e le ha inserite in una mappa di Google. Le 51 zone così individuate tra le province di Napoli e Caserta sono classificate 3,4 o 5 secondo una scala crescente di contaminazione. Entro 90 giorni verranno effettuate indagini volte a indicare i terreni “no food”, interdetti dalla produzione alimentare e destinate a colture «diverse dalla produzione agroalimentare in considerazione delle capacità fitodepurative» o a «determinate produzioni agroalimentari». I terreni classificati ‘a rischio’ con classificazione 3,4 o 5 non possono produrre ortofrutta da immettere sul mercato a meno che non vi siano stati, negli ultimi 12 mesi, controlli con esito favorevole o siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole.

La scala di contaminazione delle aree della Terra dei fuochi

Terra dei fuochi: le immagini satellitari dei siti contaminati

Chi conosce il territorio si renderà subito conto, cliccando su queste immagini satellitari, che si tratta di zone già sottoposte ad analisi nei mesi scorsi e comunque fortemente indiziate di contaminazione perché oggetto di smaltimenti e sversamenti abusivi. La novità di questo lavoro iniziato col governo Letta e concluso dall’attuale esecutivo è quello della messa a punto di un metodo di lavoro e di un gruppo di tecnici che «potrà replicare tale metodologia di indagine su qualsiasi altra area» nonché la realizzazione di una banca dati centrale accessibile facilmente con interfaccia grafica, di tutti i dati del territorio. Toccherà ora capire se questo con modello si riusciranno a individuare altre zone a rischio –  chi vive nell’area ma anche chi vi opera da anni per individuare gli sversamenti abusivi è certo che ve ne siano – al fine di avviare bonifiche mirate ed efficaci in un territorio che da troppo vive di parole e attende un’opera di risanamento concreta.

Fonte: http://www.fanpage.it

Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”