Pietramelara(Ce)- Lello AMENDOLA, insieme a don Giosuè e all’amico Roberto, mi reco nel cimitero di Alessano (Le), nel profondo Salento a pochi Km da S. Maria di Leuca, presso la tomba di don Tonino Bello. Quale posto più tranquillo di un cimitero per raccogliersi e meditare? E poi che bello, proprio in questo luogo di…spiritualità. Evidentemente mi sbaglio, perchè pur essendo un cimitero, e pur essendo le 12:00, con un sole che spacca le pietre, non resto da solo neanche un minuto. Per primi giungono dei signori anziani, sicuramente del luogo, che dopo aver fatto visita alla tomba dei parenti, sostano in preghiera accanto a me. Nel frattempo giunge un gruppetto di turisti, con un sacerdote, che si raccolgono in un momento di preghiera. C’è chi ha lasciato un foulard, chi una pietra, chi un foglietto con le proprie intenzioni di preghiera, chi un tenero pupazzetto, una foto, un fiore, un santino. Sulla tomba spicca però un’immagine scolpita nella roccia, è il volto di don Tonino, il volto della bontà. Mi fa riflettere il fatto che la gente, anche dopo la sua scomparsa, continua ancora a ricordarlo e chiedere il suo aiuto, così come una volta i poveri e i derelitti andavano a bussare in episcopio per avere qualcosa con cui campare. Ma forse non erano sempre i poveri a richiedere, tante volte era lui stesso, nel cuore della notte, a fare il buon samaritano. Non ha avuto sempre vita facile il caro don Tonino, per questa sua “assurda” idea di pace, quella che non si ottiene con le armi, ma con la giustizia sociale, e le battaglie in cui alla fine era lasciato solo a combattere con i più deboli, le uniche battaglie che erano consentite. Ma non era un folle don Tonino, era forse più lungimirante di tutti noi, aveva la virtù della speranza. Conosceva la Scrittura, e bene, e non poteva credere un’utopia la profezia di Isaia: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà”. (Is 11,6) Lui, che tra l’altro era terziario francescano, aveva compreso la ricetta per la pace, e la visse fino all’ultimo dei suoi giorni. Aveva compreso che non è la moltiplicazione, ma è la divisione che sazierà il mondo. Quel dividere, quello spezzare il pane, che richiama il gesto eucaristico. Il pane basta, ciò che produce la terra è sufficiente, è l’accaparramento invece che impedisce la sazietà di tutti e provoca la penuria dei poveri. Affermava poi che la divisione non doveva riguardare solo i poveri, ma anche chi aveva il “portafogli gonfio” e il “cuore vuoto”. A parlare di lui non sono solo le voci, sono le sue gesta, rimaste alla storia, come quando, già minato gravemente da un tumore, nel Natale del 1992 raggiunse Sarajevo con 500 volontari, per portare un segno concreto di pace nell’epicentro della sanguinosa guerra di Bosnia, nell’ Est europeo, prima che la morte lo cogliesse appena 4 mesi dopo. Ed ora che sono finalmente rimasto solo sulla sua tomba, faccio caso ai particolari di questo piccolo spazio a forma di anfiteatro creato attorno alla sua tomba. Innanzitutto è stato costruito un piccolo muro con una porta simbolica, orientata proprio ad Est, a fianco della quale vi è iscritta la frase: “In piedi costruttori di Pace!”,(vedi video di seguito)

 ricordando il saluto con il quale don Tonino, si rivolse al convegno nazionale di Pax Christi, associazione da lui presieduta. Sempre attorno alla tomba c’è un albero di ulivo, simbolo della pace, che mi piace definire “l’albero dei Rosari”, visto che più che le olive, i frutti di quell’albero sembrano essere i Rosari, i Tau francescani, le medagliette miracolose, e altro, che le persone vi lasciano appese come segno simbolico, di devozione, o per chiedere intercessione. (Testimonianza parrocchia S. Agostino di Pietramelara 29 Luglio 2011)

-E’ in corso la causa di Beatificazione del Servo di Dio don Tonino BELLO (leggere quì art.)

Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”