ALIFE(CE)- Mentre Papa Francesco continua ad affannarsi e ad indicare la strada per un rinnovamento della chiesa cattolica che la porti sempre più vicina ai fedeli, nella Diocesi di Alife – Caiazzo, in provincia di Caserta, si pensa ad altro. Molto garbatamente ma con estrema decisione. Un anno fa il Pontefice ha ricordato ai preti che lo stavano ascoltando, che ai fedeli che si recano in chiesa per i sacramenti non devono essere chiesti soldi. Il rapporto con i fedeli, sostiene il Pontefice, non deve essere quello del rilascio di un modulo da compilare o di un versamento da fare in “occasione dei sacramenti” o del rilascio dei certificati. L’ interesse economico mostrato dai preti e dai loro aiutanti dunque non avvicina i fedeli, anzi li allontana. Questo è il succo delle parole pronunciate da Papa Francesco, che ancora una volta ha dimostrato coerenza alle proprie parole usando mezzi di trasporto non vistosi, rinunciando alla croce d’oro papale, alle costosissime e lussuose scarpe rosse, rinunciando alla lussuosa abitazione papale in Vaticano e a tantissime altre iniziative in solidarietà con i poveri. L’esatto contrario dei prelati che si fanno vedere in giro con automobili di lusso, primi posti agli eventi, abitazioni riccamente arredate e palazzi che sembrano ville e altro.
E’ proprio fresca di qualche giorno, la diramazione della lettera del Vescovo della diocesi di Alife-Caiazzo, mons. Valentino di Cerbo, circa le nuove regole che dovranno essere adottate a partire dal prossimo mese di ottobre 2014, per quanto riguarda le tariffe del sacramento matrimoniale, che, per i fedeli che si sposano nella propria parrocchia ammonterebbe al costo di un coperto al ristorante per un matrimonio, mentre per tutti quelli che sono forestieri (fuori diocesi) il costo aumenterebbe a due coperti. Una decisione che sta creando molta confusione e discussione nella comunità, anche perché ci sarebbe una sorta di “discriminazione” nei confronti di chi viene da fuori. Ma più di tutto è che questa decisione viene presa all’ indomani delle parole di un Papa di stampo francescano, che fonda la sua catechesi sulla povertà evangelica. La decisione del vescovo è stata presa dopo essersi consultato con l’intero presbiterio diocesano, quindi non è una decisione unica, sono tutti d’accordo! Papa Francesco invece ha espressamente invitato i preti a non chiedere soldi ne a mettere tariffe ai sacramenti! Dunque il decreto di mons. Di Cerbo, vescovo della diocesi Alife- Caiazzo è in netta contrapposizione con le parole del Papa. In ogni modo oggi c’è da constatare che nella chiesa tutto si è trasformato in un affare. Per ogni cosa si chiedono offerte e poi si predica la povertà ed il distacco dai beni materiali. Non basta più l’8 per mille evidentemente e allora si mettono a fare questue per abbellire i loro palazzi e arricchire i loro paramenti sacri. Tanta esteriorità e pochissima spiritualità. Questa è la chiesa di oggi. Ma Cristo, ci domandiamo, sarebbe stato d’accordo con queste decisioni? O piuttosto non avrebbe cacciato tutti i mercanti dal suo tempio trasformatosi in una spelonca di ladri? La comunità non ne può proprio più di cacciare sempre soldi. I preti si approfittano della buona fede della povera gente. Molte volte la perdita di un familiare o di una situazione dolorosa, spinge i fedeli a dedicare il loro tempo facendo un po’ di bene e di volontariato nella chiesa, ma spesso vengono semplicemente usati a uso e consumo dei prelati. Poi quando non gli servi più, non sei più nessuno per questi signori. Oppure se ti permetti di contraddirli, apriti cielo! Vieni immediatamente allontanato dalla cerchia dei fidati. Altro che carità e amore vicendevole che ci ha insegnato Cristo. E’ proprio il caso di dire: Chiesa di Cristo o chiesa di “mammona”? Ci domandiamo: ma che fine ha fatto la vera e autentica fede evangelica di Cristo?
Di seguito riportiamo per intero il testo del Decreto emanato da mons. Di Cerbo (cliccare sul titolo per aprire il documento)
–ALIFE-CAIAZZO-Decreto-Matrimoni
Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”
settembre 16, 2014 at 6:32 PM
MESSAGGIO INVIATO IN NOME E PER CONTO DEL SIG. CARLO
ANNUNCIO VERITIERO E VERIFICATO: AIUTIAMOLO
Mi chiamo Carlo ho 52 anni..Divorziato con figli . Un mese fa sono stato licenziato dal posto di lavoro. Ero un addetto alle pratiche e guadagnavo 1200 euro al mese. Casa in affitto, condominio, gas, luce e mangiare. Ora sono in strada . Ho avuto lo sfratto e dormo in auto, la mia ex moglie non mi aiuta anzi ha chiesto al Tribunale dei Minori di togliermi la patria podestà dei figli e di ridurre il diritto di vista poichè non ho più una casa dove ospitare i miei figli e perché non devono stare, con un padre che dorme in un auto ormai dismessa e vecchia, che si lava a casa di un amico e mangia alla Caritas. La mia ex moglie vieta i ragazzi di incontrarsi con il sottoscritto poichè sono un poveraccio e i ragazzi devono vergognarsi di avere un padre così. . Nonostante le mie preghiere, sono andato in ginocchio a casa dei proprietari, dei direttori della Società-Ditta dove lavoravo, ma come risposta mi è giunta la lettera di licenziamento. Non posso fare cause giudiziarie del lavoro perchè non ho soldi. In un momento mi sono ritrovato senza nulla con i figli che si vergognano del padre e che il padre si vergogna di uscire e di farsi vedere per strada. Ho tentato il suicidio ma vigliaccamente non ci sono riuscito. e per questo mi sento un uomo del nulla, un NON uomo. E’ superfluo dire che ho tanti debiti. Ho chiesto soldi agli usurai per evitare lo sfratto e alla fine ho dovuto restituire interessi pazzeschi e una volta ho ritardato e sono stato picchiato. In ospedale ho dovuto fingere di essere caduto durante un allenamento fisico ( mi hanno rotto una costola) e tre dita della mano. Quindi ho dovuto pagare fino a ridurmi a un povero disgraziato. Ora mangio una volta la giorno alla Caritas e resto tutto il giorno chiuso in un garage di un amico che purtroppo non si trova in condizioni economiche tali da aiutarmi. Alle ore 13 di ogni giorno esco di nascosto e cercando di evitare gli sguardi della gente vado alla Caritas e poi torno e trascorro le giornate a leggere. Soffro di attacchi di panico ,e a volte non riesco più a stare solo neppure per andare alla Caritas, devono accompagnarmi altrimenti non vado. La mia vita è finita. Con la perdita del posto di lavoro la mia vita è finita. Ho chiesto un sussidio o un contributo ma non mi è stato concesso perché non vale la pena di aiutare un poveraccio come me. La notte prima di dormire mi auguro una santa morte così forse vivrò in pace. Cerco qualcuno che mi aiuti a morire. Ho invidiato il giornalista che veniva ucciso in Iraq, al suo posto sarei stato contento di morire così ero lontano da questo inferno. Forse mi trattengono solo i figli anche se io non valgo nulla per loro ma il cuore di padre ama sempre i propri figli. Penso però che se io non ci fossi loro vivrebbero meglio. Cerco aiuto in modo da fare una vita dignitosa con tanta umiltà. Scrivo l’annuncio da un mio ex collega di lavoro e lui mi offre il suo conto corrente dove se qualcuno vuole può versare qualcosa anche 10 euro. Ho scritto il mio indirizzo di posta email per comunicazione così vi dico dove dare anche un euro. Non ho un telefono cellulare non posso permettermelo. Oppure cerco qualcuno che si offra di uccidermi fingiamo un incidente un qualcosa ma aiutatemi a uccidermi. Io sono un vigliacco non riesco a farlo.
carlo.orvieti@gmail.com