Riceviamo, condividiamo in pieno e volentieri pubblichiamo: “Veronica Lario chiede 300mila euro al mese e li ottiene. Mariarca Terracciano chiede 1000 euro al mese per il suo lavoro… e muore. C’è qualcosa che non va in questo mondo..”…A VOI LETTORI LA PAROLA, BATTETE un COLPO e DITE COSA NE PENSATE A RIGUARDO…(la redazione)

Si svenò per mancato stipendio da Asl muore infermiera dell’ospedale San PaoloAveva protestato per il salario non corrisposto, togliendosi 150 millilitri di sangue al giorno. E’ morta ieri Mariarca Terracciano: aveva raccontato la sua storia a una tv privataSi svenò per mancato stipendio da Asl  muore infermiera dell'ospedale San Paolo

 Vedi quì il Video  *  Mariarca Terracciano, l’ infermiera morta ieri a Napoli in un fotogramma delle riprese di Julie Tv

NAPOLI – (di ANTONIO TRICOMI) Mariarca Terracciano, infermiera napoletana di 45 anni in forza all’ospedale San Paolo, è morta dopo tre giorni di coma. Si era tolta 150 millilitri al giorno per quattro giorni, per protesta contro il mancato pagamento degli stipendi nella Asl Napoli 1. E aveva raccontato e mostrato la sua durissima forma di protesta per le telecamere di un’emittente privata partenopea, Julie Tv.  Il documento è finito su YouTube, facendo il giro del mondo. “Sto anche facendo lo sciopero della fame”, dice Mariarca, rivolta alla telecamera. “Può sembrare un atto folle, ma voglio dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sul sangue di tutti. Vedere il sangue rende evidenti le difficoltà nostre e degli altri ammalati”. Ed era del suo sangue che parlava. Mariarca, madre di due figli di 10 e 4 anni, aveva interrotto la sua protesta il 3 maggio: quel giorno il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, riuscì a sbloccare gli stipendi. Troppo tardi per la Terracciano. Ora i suoi amici la ricordano anche sul web con una pagina su Facebook: Io ricordo la lotta di Mariarca Terracciano”. Lunedì scorso è stata colta da malore mentre si trovava al lavoro, nel reparto maternità dell’ospedale San Paolo, nel popoloso quartiere di Fuorigrotta. Entrata in coma, Marianna è morta ieri. Il decesso è stato attribuito ad arresto cardiocircolatorio. Non ci sarà inchiesta, ma è stata disposta l’autopsia. La donna aveva disposto la donazione di cuore, rene e organi, che le sono stati espiantati dopo il decesso. Per l’ematologo Bruno Zuccarelli non sono stati i prelievi forzati a provocare la tragedia: “Una donazione di sangue è di 500 millilitri. A meno che la signora non avesse condizioni cliniche già compromesse”, il gesto di togliersi 150 millilitri al giorno per quattro giorni “non avrebbe dovuto avere conseguenze. Piuttosto, se stava male o se la vicenda è andata oltre i quattro giorni, bisognava bloccarla. Purtroppo la protesta della signora – prosegue Zuccarelli – è la punta di un iceberg, la spia di quale possa essere il disagio di una famiglia, magari monoreddito, che si trova a dover affrontare scadenze e pagamenti”. Per i colleghi dell’infermiera, però, è stato inevitabile collegare la sua morte alla condizione di stress di cui la donna soffriva da troppi giorni. La donna, sempre in prima linea nelle rivendicazioni della sua categoria, aveva contratto di recente un mutuo per l’acquisto di una casa: causa il ritardo nel pagamento degli stipendi, per far fronte alla rata Mariarca era stata costretta a chiedere un prestito. “Di fronte a una morte del genere dev’esserci massimo rispetto, ma per amor di verità occorre anche evitare strumentalizzazioni e collegamenti azzardati”, dichiara Mario Santangelo, ex assessore alla Sanità della giunta regionale guidata da Antonio Bassolino. “Appare difficile che quei prelievi di sangue abbiano potuto causare una morte improvvisa, soprattutto perché la crisi ha colpito la signora una settimana dopo la sospensione della protesta”.  Per Ciro Signoriello, vicepresidente del gruppo Pdl al consiglio comunale di Napoli, si tratta di “una brutta pagina legata ai bisogni e all’esasperazione. Sempre più spesso nella nostra città si ripetono drammi connessi a vertenze legate al mondo del lavoro”. In questo dramma “non possono non essere ravvisate responsabilità quantomeno morali di quanti hanno dissipato e dilapidato immense risorse pubbliche nell’ambito della sanità”. Si tratta, sottolinea Maurizio Di Mauro, direttore sanitario del San Paolo, di un dolore per tutti: “Mariarca era una di famiglia, qui siamo tutti parte di una squadra”. La Asl 1, la più grande d’Italia, ha pagato con ritardo gli stipendi di aprile ai suoi diecimila dipendenti perché non c’erano più fondi a disposizione.( Fonte: Repubblica)

Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”