Bellona(Ce)- ( di Fabrizio Ferrante) Questa rubrica è solita occuparsi di temi il più delle volte assenti dal grande circuito mediatico. Oggi siamo costretti a raccontare cosa, da oltre due giorni, sta accadendo alle porte della città di Caserta. Un rogo con fiamme alte quanto palazzi di 2 o 3 piani, sta investendo l’area della Ilside dalla notte del 16 aprile 2012. Ilside è un’azienda che tratta i rifiuti e le eco balle. L’incendio, di cui non è chiara la natura, sta creando ulteriore devastazione in una zona già ad alto rischio ambientale. Data l’altissima concentrazione di clan e del proliferare delle ecomafie nella zona, non è da escludersi la natura dolosa dell’incendio, per quanto le indagini in questi casi troppo spesso si chiudano con dei nulla di fatto dopo anni di inutili lungaggini. Ilside sorge nel comune di Bellona e il rogo sta vedendo impegnati i Vigili del Fuoco di Mondragone, Caserta, Teano e Napoli.Una vera task force con tanto di canadair che sorvolano incessantemente l’area interessata dal disastro, con fiamme alte fino a 30 metri che avvolgono residui di lavorazione e le ecoballe, costituite prevalentemente di plastica e rifiuti secchi di origine urbana. Il sindaco del piccolo comune casertano ha diramato immediatamente un’ ordinanza, nella quale si sancisce il divieto di pascolo e coltivazione per un raggio di 700 metri. Dunque oltre ai danni ambientali, con l’aggiunta beffarda del silenzio mediatico, i cittadini del comprensorio casertano dovranno fare i conti con il divieto di pascolo e coltivazione che, in una zona prevalentemente agricola, equivale alla chiusura delle banche nella City di Londra. Un disastro anche economico, insomma. La corsa contro il tempo è partita immediatamente, con l’impegno profuso anche dai dipendenti dell’Ilside, che hanno provveduto a spostare il maggior numero possibile di ecoballe, utilizzando i carrelli in loro dotazione. Il tutto, per scongiurare quella che potrebbe essere una catastrofe immane data la vicinanza di centri abitati alla zona del rogo. Detto dei danni alle coltivazioni e ai terreni, il clima di questi giorni sta impedendo ai fumi di alzarsi nell’atmosfera, minacciando le abitazioni che iniziano a sorgere già a 200 metri da Ilside. I Vigili del Fuoco hanno precisato che per questi cittadini non sono state prese decisioni e che nessuna ordinanza è stata varata col fine di proteggerli. La notizia, o meglio la non notizia, fa il paio con altri eventi analoghi, come il rogo che investì un impianto a Seveso, del quale a differenza di questo caso ci fu una grande copertura mediatica, condita da interventi che portarono allo sgombero di gran parte della cittadina brianzola nel 1976. Altri tempi e altra sensibilità, forse, ma soprattutto altra zona. Già, perché che la Campania sia una bomba ecologica pronta a esplodere è ormai noto da tempo (clicca qui) e probabilmente l’assenza di interesse mediatico si sposa con la mancanza di idee e di volontà a impegnarsi seriamente nel ripristinare legalità e salubrità nella regione. Recentemente, hanno preso fuoco l’inceneritore di Acerra, oltre ai siti di Taverna del Re e Marcianise, troppi eventi gravi per poter pensare a coincidenze. Così come non è una coincidenza il recente studio, attestante la presenza di gravi alterazioni nel Dna, riscontrate nelle popolazioni del cosiddetto “triangolo della morte”, ovvero l’area tra Acerra, Nola e Marigliano. Il risultato di tale studio, diffuso dall’ università di Napoli dopo aver analizzato un campione di 50 donne esposte e di 50 non esposte alle sostanze venefiche sprigionate da discariche, inceneritori e quant’altro, è agghiacciante. In prospettiva futura infatti, il rischio è che tali zone possano essere investite da un’altissima insorgenza di nascite di bambini malformati, esattamente ciò che accade, seppur in scala, a Chernobyl e in zone interessate da disastri di tipo nucleare. La pericolosità di discariche e inceneritori è ormai conclamata e in Regione nessuno pare accorgersene, se è vero che il piano regionale fondato su questi due strumenti ormai obsoleti andrà in porto (clicca qui). La notizia che la discarica del Castagnaro a Quarto si farà (clicca qui) nonostante le giuste proteste della cittadinanza, è l’ulteriore segno di quanto sorde, cieche e un po’ stolte sappiano essere alcune scellerate scelte. Ma forse, in queste zone, l’esistenza di assi occulti e di affaristi pronti a monetizzare passando finanche sulla morte delle persone, spesso d’accordo con gli amministratori locali, si può sospettare che chi prende certe decisioni sia perfettamente al corrente di ciò che fa, conscio di un’impunità che per i reati ambientali è ormai prassi. (Fabrizio Ferrante. Fonte:  http://www.epressonline.net)

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La CAMPANIA  é PIENA Di BOMBE ECOLOGICHE. QUALE FUTURO?

Il professor Giordano, ordinario di anatomia patologica all’università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer di Philadelphia, ha diramato uno studio sulla drammatica situazione relativa all’insorgenza di gravi malattie e malformazioni in Campania. Questi allarmanti dati sarebbero connessi alla presenza sul territorio di vere bombe ecologiche, come la discarica di Casal di Principe. Di proprietà del clero, segnatamente dell’Istituto Diocesano, è in realtà uno sversatoio abusivo appaltato ai Casalesi, che lo usano come luogo in cui smaltire ogni sorta di rifiuto o scarso di lavorazione, fra cui materiale riconducibile alla costruzione del tratto di asse mediano tra Nola e Villa Literno. Falde acquifere e atmosfera sono irrimediabilmente compromesse e in queste zone la probabilità di ammalarsi di tumore o malattie gravi sale, con l’indice di mortalità per cancro arrivato al 9% per gli uomini e al 12% per le donne. La probabilità di malformazioni, in base alle varie tipologie, ondeggia invece su valori spaventosi, superiori all’80%.

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Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”