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Caserta- CAMBIAMENTO E LEADERSHIP –Il Partito Democratico rappresentava un anno fa una straordinaria opportunità per i riformisti del nostro Paese… e per dare questa grande opportunità anche alla nostra terra ci lanciammo in una sfida esaltante in grado di contaminare anche la nostra politica, in grado di dare una nuova prospettiva di innovazione e di cambiamento per la nostra gente. Volevamo realizzare un partito nuovo, un nuovo soggetto politico che segnasse una discontinuità con il passato e che diventasse occasione e spinta al cambiamento. Per fare questo sapevamo di dover motivare il concorso, l’intelligenza, l’entusiasmo di molte e di molti. Un nuovo soggetto politico avrebbe avuto senso se, oltre al programma, e a fianco di temi pur cruciali – quali laicità, pluralismo, democrazia, uguaglianza, sicurezza, giustizia sociale – fosse capace di fare politica non solo nei luoghi delle istituzioni, ma nello spazio sociale: nei luoghi, cioè, dove gli attori sociali praticano concretamente l’agire politico nella vita quotidiana e che, nell’agire, prendono decisioni che la politica istituzionale recepisce e spesso assume solo molto tempo dopo. Il nuovo partito avrebbe avuto senso se fosse stato capace di dare un orientamento alla convivenza sociale: riconoscere a tutti (donne e uomini) i valori della dignità, del rispetto e della reale libertà di scelta.

Passaggio centrale di questo rinnovamento era ed è la questione della rappresentanza.

A questi temi non potevamo rispondere con vecchi paradigmi, il tempo delle riforme non era più procrastinabile, per queste ragioni sostenemmo la candidatura di Walter Veltroni a Segretario nazionale del PD, e la sostenemmo anche nella coraggiosa campagna elettorale per le elezioni nazionali, sulla necessità di riformare la politica per costruire un partito plurale e democratico nella definizione dei programmi, nella scelta dei dirigenti, nella impostazione dell’azione politica. Ancora oggi condividiamo tale progetto, ma osserviamo che il “centro del partito”, inteso come partito nazionale, è ancora troppo lontano, non ha avviato una seria analisi dei caratteri dei nostri territori al di là delle emergenze rifiuti e criminalità organizzata. Ad esempio, pur riconoscendo il forte valore simbolico della presentazione della proposta del governo ombra sulla criminalità organizzata nella nostra provincia, avremmo voluto che il partito nazionale, il Segretario nazionale incontrasse il PD casertano. Il PD casertano è un partito nuovo ma la lotta alla criminalità – senza ombra di dubbio – è sempre stata il fulcro delle battaglie di tutte le esperienze, e di partito e di associazionismo e di società civile che in esso sono confluite. Se le ragioni per far nascere un partito nuovo erano forti su scala nazionale, lo erano ancor di più a Caserta, dove il sistema politico era ancor più frammentato, ma dove abbiamo avuto un punto di forza nella vittoria, sotto la bandiera dell’Unione, della Provincia di Caserta e nell’anno successivo della città capoluogo, finalmente sottratte, dopo anni, al centro destra. Nel rispetto delle storie e delle identità di provenienza abbiamo raccolto la sfida del partito democratico, elaborando e sottoscrivendo un programma politico per il nuovo partito, che si ponesse l’obiettivo di porre al centro i problemi e le peculiarità del nostro territorio, per dare nuovo impulso ad una politica riformista e democratica in grado di rispondere concretamente ai bisogni della gente. Da qui è nata la candidatura di Sandro de Franciscis a Segretario regionale del nuovo partito, immediatamente, senza attendismi e tatticismi, con passione, perché il partito democratico non nasce da una fusione a freddo. Un manipolo di persone entusiaste ha deciso da subito di contaminarsi, di mettere a frutto le esperienze passate guardando avanti; questo gruppo è stato premiato dagli elettori delle primarie perché è riuscito a parlare un linguaggio nuovo e semplice, a dare la speranza del cambiamento.Alleanze e correnti erano termini di un vocabolario obsoleto rispetto alla nuova sfida fatta di contaminazione, perché la scelta è stata di contenuto e non di aprioristici posizionamenti di campo. Il 14 ottobre, nel momento in cui il processo di costituzione del Partito Democratico era al suo appuntamento più importante, la formazione delle Assemblee costituenti (nazionale e regionali), siamo riusciti a mettere in campo un processo di partecipazione che, pur partendo dalle realtà organizzate, ha fornito l’opportunità di costruire nuovi protagonismi e, soprattutto, di porre al centro del dibattito la Politica. Anche le amministrative dell’aprile di quest’anno sono un importante snodo di riflessione, e sono tanto più importanti perché vi sono – tra tante sconfitte – alcune vittorie colte nel momento in cui il voto alle politiche del Paese, ma anche della nostra Regione, ha premiato Berlusconi, segno che per gli elettori nella scelta degli amministratori locali non conta il fascino di campagne elettorali mediatiche e rassicuranti, ma conta dare fiducia a uomini con proposte concrete e serie. A San Marco Evangelista e a Mondragone il PD, assieme e con gli altri, vince le elezioni amministrative, nel primo caso, con l’Unione – nel secondo anche con l’appoggio dell’UDC, aprendo concretamente un laboratorio politico con il centro moderato che, a livello nazionale, ha scelto di non confluire nell’esperienza del PDL e, soprattutto, di non sottoscrivere il programma di governo di Berlusconi tutto sbilanciato a destra e verso posizioni separatiste, quali quelle della Lega. Pur condividendo la scelta fatta in campagna elettorale di abbassare i toni dello scontro politico, al fine di verificare la possibilità di aprire una stagione delle riforme e di rilanciare il Paese che viveva (e vive) una seria crisi economica, dobbiamo oggi prendere atto che, come al solito, Berlusconi non ha fatto seguire alle parole gli atti ed i fatti. Si è riaperto uno scontro frontale in cui la maggioranza compatta intende ridimensionare il potere giudiziario, trascinando nello scontro anche la figura di garanzia del Presidente della Repubblica; il programma politico-economico di Tremonti oltre a prevedere l’aumento delle tasse contro ogni inneggiamento al liberismo, ha previsto il sostegno ai redditi più deboli attraverso la cosiddetta “social card”, una tessera che servirà ad umiliare i poveri, espressione di un governo classista.

La luna di miele è finita.

E allora che sia opposizione. Opposizione seria e ferma contro una politica del Governo che sposta a destra il Paese, quando non si attarda in scelte singolari che nulla hanno da spartire con l’interesse generale. Opposizione di governo, ma anche alleanze a sinistra, a condizione che la sinistra che ha subìto una sconfitta di proporzioni storiche, tanto da non avere più una rappresentanza parlamentare, non resti vincolata a schemi demagogici e velleitari. Bisogna guardare con interesse alla possibilità di creare alleanze non solo a livello centrale, ma in particolare a livello locale dove il PD non riesce a governare da solo, per cui bisogna superare la logica dell’isolamento del PD rispetto agli altri partiti e movimenti sul territorio. In questi mesi di duro scontro a livello nazionale e locale (sia interno che esterno al partito) abbiamo proceduto, non senza difficoltà, a completare la costruzione degli organismi e dei circoli territoriali del PD. Abbiamo lavorato e diffuso una pratica di contaminazione che è risultata di facile realizzazione, in quanto le realtà locali erano già tutte tese a recuperare la funzione di guida dei processi politici legati alle comunità e ai territori, senza vecchie prassi di aggregazione per correnti e per appartenenze, spesso politicamente vuote di contenuto. Questo lavoro teso a strutturare il partito sul territorio, superando ostacoli ed incrostazioni, ha riavvicinato al PD molte persone, che in questi mesi erano perplesse sullo scontro in atto tra vecchie nomenklature e che chiedono la virtuosa chiusura di questo processo, mediante l’individuazione di una guida politica provinciale del partito, autorevole e che sia simbolo del rinnovamento.

Al termine della tre giorni di assemblee del mese di giugno – che hanno coinvolto il popolo del PD in provincia di Caserta e che hanno portato all’elezione di circa tremila dirigenti politici del partito – si è impressa una decisa accelerazione al processo di radicamento e di rafforzamento del partito sui territori. Non si vede proprio quale altra scelta abbia oggi il PD se non la scelta di proseguire il cammino iniziato. Con una marcata differenza rispetto al livello nazionale. Nel Paese siamo opposizione, in provincia di Caserta il PD è classe di governo, esprime classe dirigente e come tale deve comportarsi nelle scelte che riguardano il territorio

Il PD deve mettersi alle spalle le vecchie identità, a Caserta più che mai.

Deve liquidare il potere dell’apparato tradizionale, che ancora oggi vuole dire la sua, per poi mettere a punto le procedure per scegliere i suoi nuovi quadri, evitando ogni alchimia di provenienza. Nel contempo, è doveroso mandare in pensione tutti quei riti, simboli, formule e linguaggi che oramai appartengono al passato. Il problema vero del PD, capace di mettere a repentaglio la sua stessa unità, è il feroce arroccamento degli apparati tradizionali di provenienza volto a difendere le varie rendite di posizione. Sono proprio gli apparati i grandi nemici di qualunque operazione di unificazione del partito. Per un partito veramente nuovo: no all’autoreferenzialità, si al pluralismo di valori ed esperienze.

Ricercare la sintesi e l’unità è l’obiettivo a cui tutti dobbiamo tendere, ma non a tutti i costi, altrimenti si fanno pasticci.

La sintesi e l’unità vanno costruiti sulla base di una piattaforma politica e di un programma condiviso, altrimenti si corre il rischio di cadere nel mero tatticismo  senza alcuna prospettiva di vero successo.Il PD, insomma, deve essere la sede di una nuova possibile sintesi politica per una società che è oltre le appartenenze ed ha in ogni caso superato l’idea secondo cui la politica debba essere un riflesso di divisioni di quel genere.

L’impegno a contaminarsi veramente, oltre i DS e oltre la Margherita.

Diciamo chiaramente che la ricerca della sintesi richiede che ci siano le condizioni per realizzarla, altrimenti va data prevalenza all’idea della discontinuità rispetto al passato. Il Partito Democratico nasce come il soggetto politico capace di sbloccare un paese immobile e chiuso in mille corporativismi e con una classe dirigente tra le più “vecchie” del mondo occidentale. Serve una nuova cultura politica per interpretare ed affrontare nuovi problemi: tutto questo non è possibile se non si ha la forza ed il coraggio di affermare il protagonismo delle giovani generazioni. La questione generazionale è oggi più che mai legata indissolubilmente al pluralismo di genere, proprio perché si tratta di dare centralità a chi fino ad oggi non ne ha avuta. Per questo affermiamo che la discriminante è rinnovare il partito casertano anche nella sua classe dirigente perché questo sarà il segno tangibile di una reale volontà di cambiamento che si sta realizzando attraverso il grande interesse che il PD suscita nelle donne e nelle nuove generazioni. E’ indubbio che un tale cambiamento imprimerà una spinta nuova e forte ai processi di governo dei territori e delle amministrazioni che guidiamo. Il governo di centrosinistra della Provincia, che come già detto trova nel Presidente de Franciscis  il suo massimo rappresentante, ha in questi anni prodotto risultati e messo in campo idee di sviluppo di alto profilo in piena sintonia con la programmazione politica della Regione Campania, ma sarebbe un grave errore pensare che il partito debba soltanto aspettare il compimento di scelte istituzionali. Il PD casertano deve dotarsi di una propria agenda con priorità nette frutto di una chiara ed organica visione complessiva. La nostra società vive un processo di graduale impoverimento, particolarmente evidente nel ceto medio, dovuto in alcuni casi ad una progressiva perdita del potere d’acquisto, in altri alla drammatica espulsione di intere fasce di popolazione dalla produzione e più in generale dal mondo del lavoro. La nostra sfida per lo sviluppo deve essere imperniata sul territorio, sulle specificità e sulle peculiarità di Terra di Lavoro, sui settori in cui il nostro know how è molto elevato; bisogna partire dalle nostre competenze per mettere in campo una produzione di qualità ad alto contenuto di innovazione. Il disegno strategico di sviluppo urbano, civile e produttivo che nei prossimi anni determinerà, con la Regione Campania, l’attuazione della politica di coesione 2007/2013 vede al suo centro Caserta ed il suo territorio provinciale sia nella veste di vera e propria risorsa per l’intera regione e sia nel ruolo ponte-cerniera con Roma ed il centro-nord. Nuove tecnologie, qualità ed innovazione sono anche le chiavi di volta attraverso cui leggere il nostro essere punto di snodo dell’area metropolitana, all’interno della quale Caserta può avere un ruolo decisivo sui servizi e sulla logistica. Ma una produzione di qualità legata al territorio è pensabile solo se si valorizzano le nostre risorse immateriali, le nostre intelligenze, le nostre competenze, i nostri talenti. Siamo convinti che per costruire un partito che sia uno strumento utile in una società fluida, è necessario che sia forte e radicato sul territorio e nello stesso tempo proiettato verso il futuro. Bisogna mettere in campo nuove forme di partecipazione e di decisione e, soprattutto, dobbiamo avere la consapevolezza che oggi più che mai l’innovazione delle forme e dei contenuti della politica, la capacità di costruire un partito in grado di muoversi nei mutamenti della società, passa attraverso la capacità di affermare una nuova generazione alla guida di un partito nuovo, in grado di rafforzare la leadership politica e istituzionale che a Caserta si riconosce nella figura di Sandro De Franciscis. De Franciscis è l’espressione significativa di tutte quelle forze che si sono riconosciute nel progetto politico dell’Ulivo a partire dall’esperienza parlamentare del 2001 e poi della contaminazione dei mondi politico, civico e sociale, fino alla grande scommessa della “Provincia che vince” nel 2005. Una leadership è tale quando è in grado di dare una prospettiva di cambiamento e di aggregare intorno a sé entusiasmo e competenze, e questa prospettiva riformista è naturalmente sfociata nell’impegno profuso per la nascita del Partito democratico in provincia di Caserta. Il PD casertano si riconosce quindi in una leadership forte; e, con essa, in un gruppo dirigente con in prima linea i massimi rappresentanti degli Enti Locali, delle forze sociali, delle associazioni e dei movimenti, delle Istituzioni, i Parlamentari, i Consiglieri regionali per rafforzare la nuova classe dirigente del partito, che sia insieme autorevole e capace.

Per fare questo è necessario osare di più.

Osare di più puntando anzitutto sulla valorizzazione dei giovani e determinando le condizioni perché siano alla guida dei processi. Osare di più partendo dal riconoscimento delle competenze e dei meriti. Osare di più avendo il coraggio di superare vecchi schemi guardando avanti con la capacità di decidere e scegliere. Osare di più lavorando per rendere concreta la prospettiva di innovazione e di cambiamento. Caserta, 11 luglio 2008

1.   Francesco Capobianco

Assessore Provinciale – Delegato Assemblea Provinciale del PD

2.   Arturo Di Palo

Consigliere Comunale Caserta – Delegato Assemblea Provinciale del PD

3.   Carmen Cipollone

Circolo Vairano Patenora – Delegata Assemblea Provinciale del PD

4.   Claudio Aiello

Circolo S. Marco Evangelista – Delegato Assemblea Provinciale del PD

5.   Francesco Verrengia

Circolo Cellole – Delegato Assemblea Provinciale del PD

6.   Gabriele Zitiello

Sindaco di S. Marco Evangelista – Delegato Assemblea Provinciale del PD

7.   Luciana Serafini

Circolo Castel Volturno – Delegata Assemblea Provinciale del PD

8.   Maria Clelia Curci

Circolo Sessa Aurunca – Delegata Assemblea Provinciale del PD

9.   Maria Gatto

Circolo Castel Volturno – Delegata Assemblea Provinciale del PD

10. Maria Vitalba

Esecutivo Provinciale – Delegata Assemblea Provinciale del PD

11. Marisa Giacobone

Circolo  Capua – Delegata Assemblea Provinciale del PD

12. Marisa Ricciardelli

Comitato cittadino Caserta – Delegata Assemblea Provinciale del PD

13. Massimo Foniciello

Circolo S. Prisco – Delegato Assemblea Provinciale del PD

14. Paolo Parente

Segretario Circolo Grazzanise – Delegato Assemblea Provinciale del PD

15. Teresa Pagano

Circolo Capua – Delegata Assemblea Provinciale del PD

(Comunicato inviato da segreteria provinciale partiro democratico)

Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-MAtesino & d”