Alife(Ce)- (di Giacomo Venditti) “Oggi, si tende ad americanizzare tutto, anche l’ultima campagna elettorale ne è stata la riprova quando si è tentato di scimmiottare gli Stati Uniti d’America sia nel condurre la campagna elettorale che nell’uso di slogan e cosa peggiore di voler imitare un sistema politico bipartitico del tutto avulso dal nostro mondo per eliminare le minoranze dal sistema politico-civile italiano. Siamo giunti così ad una situazione paradossale che ha creato un enorme divario tra la società civile e la classe politica ed ha creato “nuove minoranze” nella società italiana. Mi è così tornato alla mente il discorso pronunciato a Washington il 28 agosto 1963 da Martin Luther King: “I Have a Dream” (Io ho un sogno) che ho così riadattato. Infatti, come allora ci sono minoranze non ascoltate e 60 anni fa veniva firmata la nostra Costituzione. Questo fondamentale documento venne come un grande faro di speranza per milioni di “schiavi” italiani che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Ma 60 anni dopo, molti non sono ancora liberi; 60 anni dopo, la vita di molti cittadini è ancora purtroppo paralizzata dalle catene della discriminazione; 60 anni dopo, molti cittadini vivono su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale;60 anni dopo molti cittadini languono ancora ai margini della società italiana e si trovano esiliati nella loro stessa terra. Per questo, oggi, dobbiamo incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione firmarono un “pagherò” del quale ogni italiano sarebbe diventato erede. Questo “pagherò” permetteva a tutti gli italiani di godere dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità. E’ ovvio, oggi, che l’Italia è venuta meno a questo “pagherò” per ciò che riguarda molti suoi cittadini. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’Italia ha consegnato a molti un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: “fondi insufficienti”. Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.  Dobbiamo ricordare all’Italia l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Il 2008 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i cittadini abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo. Non ci sarà in Italia né riposo né tranquillità fino a quando a tutti i cittadini non saranno concessi i loro diritti di cittadini.  E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno italiano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali. Io ho un sogno, che un giorno dalle Alpi all’Etna i figli di coloro che un tempo furono contadini e i figli di coloro che un tempo furono latifondisti, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza. Io ho un sogno, che un giorno perfino la Confindustria,un associazione colma dell’arroganza dell’ingiustizia, colma dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia. Io ho un sogno, che i nostri figli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore politico, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi! Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza. Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo veramente liberi. E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni regione e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: “Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente“! (Articolo a cura del Prof. Venditti Giacomo-Alife, Caserta)

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Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”